19 Lug 18

Consumo di suolo, l’Abruzzo corre

E’ stato presentato il Rapporto ISPRA sul Consumo di Suolo in Italia 2018.
Costruiamo 2 metri quadri al secondo. Per il 2017 è stata stimata complessivamente una perdita di suolo naturale pari a 52 kmq. La Regione verde d’Europa, non si differenzia molto dal resto della penisola, commenta WWF Abruzzo in una nota, con 549 kmq complessivamente artificializzati, pari al 5,08% della superficie regionale ed un incremento annuo dello 0,22%,  il dato nazionale è allo 0,23%.
Il litorale risulta la zona più depauperata e tra le Regioni con i valori più alti (36,6%) al pari di Emilia Romagna e Lazio, tutte con percentuali di suolo consumato comprese tra il 30 e il 40% meglio solo di Liguria e Marche che raggiungono quasi il 50%. A fronte di questi dati desolanti appare ben evidente quanto sia importante, per la conservazione dei pochi tratti litoranei ancora liberi, il ruolo giocato dalle aree protette costiere e dai Siti Natura 2000, scrive ancora.
In collina l’Abruzzo guida in negativo la classifica nazionale dei territori occupati con una percentuale che arriva al 21,7%. Non si salvano neppure i Parchi naturali, particolarmente nelle aree colpite dal recente sisma per cui su circa 84 ettari, si registra un +0,11% consumato tra il 2016 e il 2017 all’interno delle aree protette, i maggiori cambiamenti sarebbero avvenuti nel Parco nazionale dei Monti Sibillini, oltre 24 ettari, e nel Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga, 10 ettari. Come a dire che il terremoto ha come effetto collaterale nefasto anche gli eccessi nella successiva fase di ricostruzione che non si limita a sanare e a mettere in sicurezza quel che c’era, ma propone nuovo cemento, il più delle volte inutile e snaturante per i territori.
Il consumo di suolo provoca una pesante alterazione di servizi ecosistemici importanti quali la regolazione climatica o idrologica con un costo notevole, di circa 1 miliardo di euro, se si prendono in considerazione solo i danni provocati nell’immediato, come la perdita della capacità di stoccaggio del carbonio e di produzione agricola e legnose degli ultimi 5 anni.
La cifra aumenta, se si mettono in conto 2 miliardi l’anno, causati dalla carenza dei flussi annuali dei servizi che il suolo naturale non potrà più garantire in futuro tra i quali la regolazione del ciclo idrologico, dei nutrienti, del microclima, il miglioramento della qualità dell’aria e la riduzione dell’erosione.
Tali conseguenze sono ben note, sottolinea WWF, tanto che la Comunità Europea impone come obiettivo l’azzeramento del consumo di suolo netto entro il 2050. Obiettivi intermedi di sostenibilità sono riportati invece nell’Agenda Globale per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite che si propone di migliorare entro il 2030 l’attuale modello di sviluppo urbano e di incrementare e assicurare l’accessibilità a spazi verdi e di relazione.
In Italia, nell’attesa che il disegno di legge del 2012 sul Contenimento del consumo di suolo e riuso del suolo edificato diventi legge, si demanda la tutela a provvedimenti regionali.
In tal senso l’Abruzzo si è dotato, circa un anno fa, della LR n. 40/2017 sul recupero del patrimonio edilizio esistente finalizzato anche al contenimento dell’uso del suolo. Gli strumenti sono ancora pochi e i problemi locali, come ad esempio la redazione del Piano Paesaggistico Regionale ferma al palo da ben 14 anni, si sommano a difficoltà generali, comuni alla quasi totalità della penisola, che non consentono di fissare dei limiti quantitativi alle trasformazioni territoriali né di esercitare un controllo efficace sui meccanismi, strumenti urbanistici in primis, che le determinano, conclude.