07 Set 19

Antiterrorismo, 10 arresti in Abruzzo

Che botta però a Parigi eh, mi tengo la mia opinione per me, e me lo tengo nel cuore. Non è la questione credere o non credere, se ti è piaciuta o non ti è piaciuta. Con loro che uccidono i nostri figli noi uccidiamo i loro figli, con loro che uccidono le nostre donne noi uccidiamo le loro donne….

Così parlavano in una conversazione intercettata dagli investigatori alcuni degli indagati per terrorismo e arrestati oggi dai Carabinieri del Ros e dai Finanzieri del Gico dell’Aquila nell’ambito dell’operazione antiterrorismo, Zir Money Transfer.

Autoriciclaggio e reati tributari con finalità di terrorismo: con queste accuse sono state eseguite ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 10 indagati, 8 di origine tunisina e 2 italiani.

L’operazione è stata coordinata e diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo dell’Aquila. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal gip del tribunale dell’Aquila Giuseppe Romano Gargarella.

I dettagli dell’operazione sono stati illustrati questa mattina in conferenza stampa dal procuratore Antimafia della DDA dell’Aquila, Michele Renzo, dal comandante dei Ros, Pasquale Angelosanto, e dal comandante regionale della Guardia di Finanza Abruzzo, Gianluigi D’Alfonso.

Le indagini, partite nel 2015, hanno smascherato una rete criminale che faceva capo a un uomo di mezza età di nazionalità tunisina, K.J., residente a Alba Adriatica, in provincia di Teramo, rivela il Comando provinciale della Guardia di Finanza.

Gli indagati, secondo l’accusa, tramite alcune società distraevano ingenti somme di denaro, in parte frutto di evasione fiscale, da destinare anche al finanziamento di attività riconducibili all’organizzazione radicale islamica Al-Nusra, nonché in favore di imam dimoranti in Italia, tra cui l’imam della moschea Dar Assalam di Martinsicuro, nel teramano, già condannato in via definitiva per associazione con finalità di terrorismo internazionale, ricostruisce un’agenzia di stampa.

Gli indagati si servivano di società attive nel settore dell’edilizia e nel commercio di tappeti per distrarre ingenti somme di denaro da destinare al finanziamento del terrorismo. Le società, formalmente intestate a prestanome, erano tutte in realtà gestite dal capo del gruppo smantellato oggi. Come emerso dalle indagini, destinavano le illecite disponibilità finanziarie a varie finalità come l’acquisto di immobili in Italia, creazione fondi neri e reinvestimento in attività d’impresa. Non solo.

Ad avvalorare l’ipotesi del finanziamento al terrorismo sono state le considerevoli quantità di denaro, proveniente dalle offerte raccolte all’interno delle moschee, e presumibilmente destinate a finanziare l’organizzazione radicale islamica Al-Nusra.

Il denaro passava in Europa, tra Inghilterra, Germania e Belgio, per arrivare successivamente in Turchia e in Siria,  il gruppo poteva inoltre contare sulla collaborazione di una commercialista torinese che modificava la contabilità per mascherare gli illeciti tributari, tra i quali l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, molte delle quali autoprodotte, per oltre 2 milioni di euro.

Nell’ambito dell’operazione, Carabinieri e Finanzieri hanno eseguito dall’alba di questa mattina un sequestro patrimoniale per un valore di oltre un milione di euro, tra cui anche due appartamenti situati sulla costa abruzzese, acquistati riciclando il denaro provento dei reati oggetto d’indagine.

In Siria ci sono vari gruppi e non bisogna unirsi al gruppo sbagliato. I migliori sono al Nusra e Fateh al Islam che sono appoggiati da stati come Qatar e Arabia Saudita. Ci sono altri gruppi che non si sanno comportare, al Nusra invece è l’esercito dell’Islam, è un’organizzazione buona, rivela un’altra conversazione intercettata.

Nell’ordinanza emergono anche contatti con diversi imam radicali, in Italia e all’estero. In particolare è stato documentato un incontro avvenuto l’8 aprile 2016 con l’imam di Aversa, Yacine Gasri già finito nelle indagini denominate Moskea, Half Moon e Full Moon.

L’uomo, ritenuto figura carismatica nell’ambiente islamico dell’agro aversano, nel dicembre 2017 è stato condannato in via definitiva alla pena di anni 4 e 9 mesi di reclusione per associazione con finalità di terrorismo internazionale.

Non meno indicativa e interessante, si legge ancora nell’ordinanza, è la dimostrazione della conoscenza della quantità di denaro necessaria per far entrare i combattenti nel teatro di guerra siriano, emerso nella conversazioni telefoniche intercettate tra Kharroubi e l’imam Omrane Adouni, ora per far entrare qualcuno all’interno, da qui, ci vogliono 5mila dollari, non poco, mentre prima uno a 1.500, a 1.200 anche a 1.000 entrava, adesso a 5mila, che Dio li benedica, Inshallah, che Dio gli dia forza, e a tal proposito inequivocabilmente dimostrativa del livello di interesse verso le dinamiche e le esigenze del conflitto siriano, è l’affermazione della necessità di inviare altri lavoratori, ovvero combattenti sul teatro di guerra.