27 Set 19

Clima, mari e monti senza più scampo

Oggi Friday for Future, lo sciopero globale per la lotta ai cambiamenti climatici.
Il nuovo rapporto sugli effetti dei cambiamenti climatici sui mari, sulle calotte polari e sui ghiacciai diffuso in tutto il mondo dell’IPCC, l’organizzazione scientifica dell’ONU che si occupa di clima, presenta un quadro drammatico: entro il 2050, il numero di persone che potrebbe essere coinvolto negativamente dal cambiamento climatico è impressionante, si stima in un miliardo. L’innalzamento del livello del mare dovuto al riscaldamento degli oceani e allo scioglimento del ghiaccio terrestre potrebbe subire un’accelerazione e colpire diverse zone del pianeta, rimarca in una nota  il WWF.
I cambiamenti provocheranno modifiche ad habitat ed ecosistemi, mettendo a rischio le specie dell’artico, ma anche specie che vivono nelle aree più in quota dei massicci appenninici.
Il riscaldamento degli oceani è poi dannoso per gli stock ittici, che rappresentano il sostentamento di moltissime comunità, mettendo a rischio le popolazioni delle zone costiere e provocando fenomeni migratori per sfuggire a inondazioni e alluvioni.
Dai ghiacciai montani dipende l’approvvigionamento idrico di molte popolazioni e il loro scioglimento comporta un minore accesso all’acqua potabile e una modifica importante di interi ecosistemi fluviali nonché forte stress per specie e habitat.
WWF Italia ha redatto il dossier La crisi climatica nel Mediterraneo che evidenzia come il bacino del Mediterraneo sia una delle aree più a rischio. Si è registrato un aumento della temperatura superficiale dell’acqua fino a 1,8 gradi e nella stagione più calda si arriva a 30 gradi. Tutti i ghiacciai ad altitudini minori di 3.500 m sono fortemente a rischio.
Nella nostra Regione l’attenzione è tutta sul Calderone.
Il nostro ghiacciaio, il più meridionale d’Europa, presente sul massiccio del Gran Sasso, in forte riduzione, non viene neppure più considerato un vero e proprio ghiacciaio, visto che il ghiaccio superficiale è sottoposto a scioglimento e ne resiste solo uno strato sotto i detriti.
Ma sono molti gli ecosistemi e le specie che potrebbero risentire dei cambiamenti climatici come  le mughete della Majella o il Fringuello alpino: le specie che vivono nelle zone sommitali delle nostre montagne sono a rischio e un innalzamento della temperatura, oltre a provocare modifiche alle condizioni degli ambienti, come ad esempio lo scioglimento delle macchie di neve che caratterizzano attualmente queste zone montane, provocherebbe uno spostamento verso l’alto degli ecosistemi, riducendo o facendo scomparire gli habitat idonei per queste specie così peculiari delle nostre montagne.
Anche la costa abruzzese risentirà dell’innalzamento dei mari.
Secondo uno studio dell’Enea del 2018, delle quattro località sull’Adriatico che potrebbero finire sott’acqua entro la fine del secolo ben tre sono abruzzesi: Martinsicuro (Te), Pescara (Pe) e Fossacesia (Ch).
Uno studio del CNR del 2019 ha indicato in circa il 30% la percentuale di territorio abruzzese a rischio desertificazione. Sono infine sempre più frequenti i casi di fiumi e torrenti in secca che non portando più acqua finiscono per limitare anche il trasporto di materiale solido verso il mare con conseguenti fenomeni erosivi sulla costa. Il movimento globale è uno strumento importate per far sentire ai leader politici la voce della popolazione mondiale, commenta Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia. Come WWF chiediamo che sia sottoscritta entro il 2020 una Dichiarazione di emergenza per la Natura e le Persone che possa impegnare a scelte per un futuro vivibile. Il 2020 sarà un anno di cruciale importanza per il nostro pianeta, oltre a chiedere un cambio di rotta a Governi e ad aziende, dobbiamo assumere una responsabilità individuale.