11 Mar 19

Enzo Lombardi, risorse come coriandoli

Enzo Lombardi, senatore Dc, dirigente della Pubblica amministrazione già sindaco dell’Aquila cammina spessissimo per il centro storico ferito dal sisma del sei aprile 2009, una chiacchierata con lui, al bar Nurzia, per avere il suo sguardo storico sulla città a dieci anni dal terremoto.

 

Senatore viene sempre in centro storico.
Non c’è giorno che non vada a vedere qualcosa che non avevo visto non per dimenticanza ma per non frequentazione. La cultura nell’ambito della ricostruzione non è adeguata a ciò che potrebbe essere una cultura vera, nuova, capace di aiutare la ricostruzione e non di subirla. 

Perché la cultura non aiuta la ricostruzione?
Qualcosa di bello lo abbiamo visto ma sono cose rifatte. Il problema è l’assenza di una cultura della ricostruzione che si ispiri ai luoghi, tanti, qualche cretino direbbe anche troppi, ma pochi o tanti non sono stati ancora recuperati. 

Ci sono serate molto partecipate…
Non è cultura tantomeno lo è qualche sbrilluccico. Possibile che il Teatro non sia stato ancora restituito alla città? C’è stata una cattiva impostazione anche sull’edilizia residenziale è mancato un programma culturale. Inanelliamo singoli eventi ed avvenimenti edilizi ma una programmazione di una città nuova che odori di nuovo sarebbe preziosa perché attrattiva anche della ricchezza a venire. 

Com’era negli anni della sua amministrazione?
In tre anni, dal 1986 al 1988, riuscii a fare moltissimo per la città. Il Teatro stabile era abbandonato non si facevano spettacoli dal 1983, investimmo 17 miliardi di lire e nacque il Ridotto fino ad allora magazzino per il sale, andai ad ingaggiare Gigi Proietti in Sicilia inventammo 45 puntate di uno spettacolo e riaprimmo senza riscaldamenti. La Barattelli fu rafforzata.
La base della Funivia era abbandonata con una frana, la recuperammo con tutte le strutture alberghiere. Ed ancora parcheggi e poi la scuola della Guardia di Finanza. 

Anni diversi come legge le polemiche di questi giorni sulla cultura.
Se quello che trapela dovesse essere peggio di quello che si vede ci sarebbe da pensare male. 

A che punto siamo?
E’ mancato un programma adeguato che definisse a monte strategie che accompagnassero culturalmente la ricostruzione. Parlo di una cultura della ricostruzione, c’è poi anche la cultura, nella, ricostruzione, qui manca quella, della, ricostruzione. 

E la cultura nella ricostruzione?
La devi inserire comunque in un percorso determinato a monte. Un sindaco non può accollarsi la responsabilità diretta di tutto, ciò accade quando manca proprio una programmazione culturale della ricostruzione ed implica lavoro e capacità al di sopra della norma. Un sindaco deve  interessarsi di tutto sostenere idee e proposte dentro e fuori il Comune. 

A breve il rimpasto della Giunta Biondi.
Ci sono troppe cose da fare non ce la fai a vivacchiare senza guardare avanti e senza una prospettiva. 

Quando torneremo a vivere la città?
Tra 30 o 40 anni la città sarà ancora così. Sul Duomo è stata recuperata una sola chiesa. Il Ministero dei Beni culturali non è una struttura inarrivabile lavora anche su richiesta e programmazione che hai fatto ma non c’è pianificazione di alcun genere. La Regione non ha fatto un rigo di legge per le esigenze dell’Aquila, non una legge urbanistica, sui lavori pubblici, agricoltura e cultura, nulla. Ancora adesso su quale base organica ricostruiamo? Un Piano regolatore è per le cose che devi fare non per quelle che devi rifare. Di certo non per fare aree edificabili e non edificabili nel 1975 il piano è stato basato su 135mila abitanti e ora? 

Abbiamo puntato sull’asse centrale.
Sono stati spesi tanti soldi per farlo rivivere ma non ci riescono. Il cuore della città è qua, in centro, il programma della ricostruzione doveva essere dalla periferia al centro e contestualmente dal centro alla periferia, allora per il centro storico non lo vollero fare oggi la periferia non è riqualificata mentre il centro non è ricostruito. Ci sono 57 chiese dentro le mura ed i soldi ci sono. Abbiamo rigenerato le Anime Sante e non a caso abbiamo un cardinale, anche per l’esigenza di dare un nuovo stimolo per far rivivere la città e ricominciare da capo ma evidentemente gli investimenti sui beni culturali non sono stati gestiti e restano inutilizzati. 

Dovremmo pensare una ripresa economica.
I fondi per la ricostruzione di questa città volano come i coriandoli di questo periodo e c’è troppa disoccupazione da fronteggiare subito perché le risorse finiranno.