12 Nov 18

Fiumi e piene, delocalizzare costruzioni

Quando piogge particolarmente violente causano piene di fiumi e torrenti, molti amministratori comunali chiedono a gran voce interventi per evitare situazioni di pericolo per persone, cose e attività agricole.
Cosa giustissima, commentano in una nota stampa le associazioni Lipu Abruzzo, SOA onlus e Altura, la richiesta è quella di ripulire gli alvei e di effettuare la manutenzione degli argini. Nel tempo, tuttavia, i manufatti pensati per contenere le piene hanno spesso subito danni, ma gli stessi gli argini possono dare una falsa idea di sicurezza, perché se vengono travolti, e in Italia è accaduto più volte, la piena arriva sulle case in pochi secondi.
Sarebbe quindi più opportuno un intervento di allargamento degli stessi per dare possibilità alle piene di espandersi senza danni.
A questo proposito, proseguono, andrebbe condotta finalmente e senza ulteriori indugi un’attività di delocalizzazione degli edifici costruiti, a volte, addirittura all’interno degli argini o nelle zone a più alto rischio. Cosa illegale e pericolosissima, come si è visto ripetutamente in Italia, e che purtroppo viene troppo spesso tollerata dai sindaci e dalle altre autorità preposte.
Molte leggi e piani ufficiali, compresi quelli sui rischi della Regione Abruzzo, prevedono la delocalizzazione degli edifici più a rischio per risolvere alla radice il problema ed evitare continui interventi dannosi e non risolutivi ma per quanto ne sappiamo, non hanno ancora proceduto in tal senso.
Case costruite all’interno delle aree a rischio sono presenti, ad esempio, anche lungo il fiume Saline (nella foto) e il torrente Piomba.
Le cosiddette ripuliture significano spesso la cementificazione e sempre la distruzione totale o quasi totale della vegetazione arbustiva ed arborea che cresce lungo fiumi e torrenti. I corsi d’acqua sono così di fatto trasformati in canali.
Questi interventi anziché ridurre i pericoli provocati dalle piene ottengono l’effetto contrario, infatti la massa d’acqua dovrebbe essere rallentata nella sua corsa verso il mare in modo da ridurne la forza distruttiva e diluirla nel tempo, invece così facendo, la velocità di deflusso viene aumentata incrementandone la pericolosità.
Inoltre questi interventi provocano danni gravissimi all’ecosistema dei fiumi e dei torrenti. Sulle sponde, crescono infatti alberi ed arbusti che, oltre ad avere un importante effetto regimante, sono di grande importanza naturalistica e paesaggistica e costituiscono un insostituibile ambiente di vita per un gran numero di specie animali, tra cui diversi uccelli, mammiferi, anfibi e rettili, tutelati a livello regionale, nazionale e comunitario, condannate all’estinzione se il loro ambiente viene distrutto. Ma anche le popolazioni di pesci viventi in fiumi e torrenti subiscono gravissimi danni in seguito a questi interventi.
Sul fiume Saline, ad esempio, vi sono importanti formazioni arboree ed arbustive, che andrebbero attentamente tutelate.
Non vorremmo che in alcuni casi dietro questa campagna nazionale per la canalizzazione di fatto dei nostri corsi d’acqua si celassero interessi collegati alla produzione di cemento e di utilizzo del legname anche per la produzione di cippato, concludono gli ambientalisti.