10 Mar 20

Lo zen e l’arte della zona rossa

E’ il 10 marzo, è opinione diffusa che all’Aquila ci sia il più bel cielo d’Italia e non saprei come smentire questa affermazione, ma oggi è stato un po’ diverso, pure il nostro cielo aveva qualche dubbio, stamattina presto sembrava pieno di fiducia poi è diventato soleggiato ma velato, non capita spesso qui, di solito o è nuvoloso o la città è in alta definizione, con le pietre bianche dei palazzi che sembrano specchi e il Gran Sasso che sbuca dai vicoli.

E’ il primo giorno di quarantena per l’Italia, ieri notte abbiamo trattenuto il respiro mentre Conte annunciava la misura, quasi increduli ma anche consapevoli della necessità della misura.

Il day after è strano, se c’è consapevolezza da un lato, c’è la percezione che queste misure non saranno sufficienti dall’altro e avranno bisogno di un ulteriore step, quello della chiusura produttiva del paese che oggi molti politici invocano con la stessa leggerezza con la quale giorni fa chiedevano di uscire e riaprire tutto. Per le istituzioni le cose sono più complesse, sanno che sarebbe una misura drammatica. Le notizie dalla Lombardia, infatti, non sono positive, il sistema sanitario è davvero in grossa difficoltà, certamente deve aver contribuito il comportamento gratuito ed irresponsabile di tanti. Ancora peggio andrà al centro sud e al suo malconcio sistema sanitario, simbolo di un paese già al limite. E’ importante seguire con zelo le regole altrimenti sarà inevitabile un nuovo e doloroso inasprimento. Chi soffia sul fuoco dell’allarmismo però, politici o personaggi in cerca di autore di ogni città italiana, è gente che fino a una settimana fa inveiva contro la chiusura per una semplice influenza e oggi fanno i colonnelli deji quattro cantò invocando l’immediata chiusura del paese. Ci si arriverà pure, io ero per regole stringenti da subito, ma la differenza tra me, questi politici, i giovani colonnelli di provincia e chi sceglie, è che per noi è facile parlare perché non tocca a noi decidere.

Avrebbero potuto esserci percorsi diversi per carità, migliori, ma anche peggiori, non si può dire che quello di Conte non abbia una sua logica e una sua serietà, ossia, se avesse messo regole più stringenti due settimane fa, i chiacchieroni di oggi sarebbero scesi in piazza con i fucili ad aizzare le folle contro le restrizioni. Lo abbiamo visto tutti, stiamo facendo un percorso, dobbiamo crescere in fretta però. Comunque, è il nostro primo giorno di semiquarantena.

E’ difficile capire cosa fare, cosa aspettare e aspettarsi, si vaga pur stando fermi, oggi siamo ancora frastornati. Beh io in realtà sono uscito, un’oretta, non devo lavorare e quindi sarebbe da evitare, sono uscito con il mio cane, sono stato come sempre in queste settimane a distanza siderale da ogni essere umano incrociato per strada e per fortuna all’Aquila non è difficile. Basterà? Lo hanno capito tutti? Non ne sono così sicuro. Ma lo capiranno presto. Bisognerà cominciare a rimettere in sesto i cocci di una vita e di una comunità che sembra di nuovo andare a ramengo. Ci penseremo passo dopo passo, la prima cosa è darsi delle regole per adempiere al compito che la patria mi ha chiesto, under 40 in buona forma: rimanere a casa…

Diciamocelo, sembra facile e lo è, ma è una roba tra l’umiliante e lo snervante, è però la cosa giusta da fare per essere leali alla propria famiglia e al proprio paese. Lealtà, ecco, questo è il primo passo. Per il resto ho passato in casa quasi tutto il giorno, io sono un casalingo convinto ma il concetto di casa di solito per me è più esteso, sono stanziale, vivo in quartiere, spostarmi mi da fastidio, perché andare in macchina lì se posso andare a piedi qui. Comunque di solito devo uscire più volte al giorno, stare in giro, in zona se non ho da fare. Il mio cervello funziona così. Mi sono dato delle regole, la mattina presto passeggiata con il cane tanto è tutto vuoto, il pomeriggio vado a correre, finché me lo permettono, altre brevi uscite per Kiki. La spesa la rifarò più in là. La mattina quando rientro leggo i giornali, la tv spenta salvo per un tg della sera, i social vanno rallentati, la sera guarderò un film e leggerò un po’. Nel pomeriggio mi inventerò un hobby. Non ridete voi che siete costretti al lavoro, lo so che è tosta e ci sono situazioni dure. Una nostra amica, ad esempio, diceva che voleva dividersi i turni del pranzo in un ristorante con la ragazza che in teoria aveva quelli della sera, così da continuare a lavorare entrambe. Questa è la cultura collettiva di un paese che emerge contro gli strilloni, la grande infrastruttura che costruiremo durante questa avventura.

 

*di Alessio Ludovici