12 Dic 18

Luminarie e il buio spaventoso intorno

Sabato scorso, mentre sui corsi principali ed in centro storico sbrilluccicavano luci e luminarie di ogni foggia, lanciando il tormentone luminarie sì luminarie no, ma sono di Salerno oppure fanno pensare a New York city, sono riciclate oppure no, anzi che ne sapete voiatri rosiconi se so’ d’artista e via discorrendo, i vicoli, ma non solo, tutti i vicoli, piazze, piazzette ed attraversamenti del cuore della città erano e restano al buio, un buio pesto, un buio spaventoso.
Basti imboccare via Patini, incrociare via Sallustio ed arrivare dritto dritto a piazza Palazzo, per non incontrare neanche il fantasma formaggino.
Su via Patini c’è L’Anfora, un negozietto coraggioso che ha riaperto, vende ceramiche di Castelli, ha il tappeto rosso fuori ed un alberello con lucine celesti piccoletto, che tuttavia, sabato scorso, giorno dell’Immacolata, l’inizio dello sfarzo che farà la storia della città capoluogo, all’indomani della fantasmagorica Festa della Rinascita per la riapertura delle chiesa delle Anime Sante, dove pare che Panarelli abbigliamento abbia dato fondo a rimanenze e magazzini, non ha attirato nessuno.
C’era, solo lui, in quel tunnel buio senza fine, era aperto, ma avrà incassato pochissimo.
Ieri mattina sono passata di nuovo ma era chiuso e l’alberello non c’era neanche più, ho chiesto ai vicini, un altro negozio di giovani eroi, due soci, che hanno aperto Profumeria artistica e mi hanno detto che pare che l’alberello glielo abbiano rubato.
Loro hanno fiducia, hanno aperto l’attività dopo il 20 novembre, bisogna quindi aspettare un po’ e farsi conoscere, facevano training sulle fragranze da proporre e conoscere per offrirle, un ambiente caldo, mi hanno offerto un cioccolatino, hanno fiducia, ma anche lì fuori è buio pesto, hanno giusto un faro che un’impresa lascia acceso lì, all’angolo via Tre Marie, ma manca l’illuminazione pubblica, avrebbero voluto qualche luminaria, anche un solo filo di luci, qualcosa di includente nel percorso ricco, festoso e di luci stratosferiche che tuttavia, oltre il grosso serpentone degli assi centrali, la basilica di Collemaggio, bellissima peraltro con l’albero d’artista, la Villa comunale, il Duomo e la stellona cometa al Parco del Castello, ha lasciato indietro quei pochi esercenti coraggiosi che pure cercano di ricominciare nei vicoli, il nostro dna, e nei quartieri che risorgono nella quotidianità come Fontesecco e le zone interne che intersecano via Garibaldi, via Cascina e via Paganica, senza lamentarsi più di tanto e senza neanche un filo di luci di Natale.
Sono sparsi qua e là, sono fantasmi lontani dallo sfarzo indifferente e vorace degli aquilani in cerca della normalità a tutti i costi, che a queste condizioni, normalità non sarà mai.
Nessuno può rimanere indietro e nessuna luminaria che urla sguaiata alla rinascita, potrà cancellare il dramma di chi sta ricominciando da solo, insieme a tutti i residenti tornati in centro storico coraggiosi, al buio, impauriti la sera al rientro a casa, tra i mille problemi, la polvere, i rifiuti, i parcheggi selvaggi ed il transito a mille di chi crede che non ci abiti ancora nessuno, un’invivibilità che cresce man a mano che la ricostruzione va avanti, perché la pianificazione è assente, tra sottoservizi, lavori e cantieri da immaginare ed inventare ogni giorno di più, perché la loro realtà vera angoscia chi vuole che Natale sia Natale, e non ne vuole più sapere, del buio che c’è intorno.