05 Set 16

Mini chalet, aggiudicati un anno fa

Furio Barzon, ad di Green Prefab, denuncia su fb che il 5 agosto 2015 il Consip, per conto della Protezione Civile, ha aggiudicato ad un gruppo di aziende italiane la fornitura di moduli provvisori in base ad un Accordo Quadro per la fornitura, il trasporto ed il montaggio di Soluzioni Abitative in Emergenza ed i servizi ad esse connessi per un valore totale di circa 1,2 miliardi di euro. Sono RTI CNS (Consorzio nazionale servizi società cooperativa) di Bologna; Cogeco7 Srl di Roma; RTI Modulcasa Line Spa di Parma; Consorzio tra Ames Spa (Salerno) – Nav system Spa (Cesena); Fae industria alloggi prefabbricati Spa (Terni); Consorzio stabile Arcale (Firenze). Barzon denuncia la totale assenza di aziende trentine o altoatesine protagoniste indiscusse all’Aquila, che non si sono presentate immagino per i penosi e noti fatti di pagamenti tardivi o mai avvenuti dopo la ricostruzione che hanno portato, per esempio, al fallimento di aziende come la trentina Cosbau con più di 100 dipendenti e di parecchi piccoli sub-fornitori. Fino a 18mila Map Moduli abitativi provvisori di varie dimensioni, media di 66mila euro a modulo, dalle mie stime circa 1.350 Euro/mq, un prezzo al quale oggi si ottengono ottime qualità per edifici duraturi. Secondo Barzon la qualità della prefabbricazione proposta è buona oggi solo per le baracche di cantiere, forse ci si aspetterebbe di più, dall’architettura per l’emergenza. Non solo. La Corte dei Conti Ue osservò i costi del Progetto case all’Aquila, che contribuì a realizzare, 1.648 euro a metro quadro, rilevando che fosse davvero troppo per un’edilizia temporanea e contro il costo standard dell’edilizia sociale pari a 640 euro a metro quadro. E’ cambiato molto poco se oggi per mini chalet, spendono 1.350 euro a mq. La loro città direbbe già molto, Arcale ha realizzato 189 alloggi nel Progetto case. Intanto la storia si ripete e sembra identica a quella aquilana, stamattina il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, parlava dei pericoli d’infiltrazione più vicini, citando macerie, puntellamenti ed affidamenti diretti. Secondo lui all’Aquila il modello ha funzionato per le cosche, bisognerebbe però approfondire le dinamiche della politichetta nostrana.

Nella Foto, Raffaele Cantone e Franco Roberti