16 Set 19

Ocse, cosa accadrà alla fine dei benefici?

Uscirà nel 2020, il documento di aggiornamento su L’Aquila, ad otto anni dal rapporto Ocse/Groningen, quando Confindustria e sindacati commissionarono uno studio per individuare strategie di ripresa post sisma. Ieri, il punto all’Auditorium del Parco, organizzato dal GSSI con i rettori Inverardi e Coccia, il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, l’ex ministro della Coesione territoriale Fabrizio Barca ed Alessandra Faggian, del GSSI.
Intervenuti i sindacati, c’era solo la Cgil per la verità, Confindustria giovani e poi i contributi dalla città moderati da Andrés Rodriguez Pose, della London school of economics. Tantissimi spunti che saranno poi elaborati per comprendere la strada percorsa e la prospettiva al 2030.
L’Aquila come città della conoscenza, città smart, creativa, aperta ed inclusiva, i quattro perni intorno ai quali ragionare, prediligendo, nelle conclusioni affidate a Lelio Iapadre dell’Università dell’Aquila, l’apertura e l’inclusività. L’apertura dei palazzi, ad esempio, come la proposta di quel cittadino pronto ad aprire Palazzo Dragonetti a persone e ad eventi, per restituire alla comunità quanto avuto gratuitamente dallo Stato per recuperare la propria dimora.
La concentrazione della ricchezza post sisma in poche mani, secondo il docente, aumenta il rancore cittadino, con una popolazione che invecchia mentre i giovani vanno via, accettare lo straniero, significherebbe una crescita demografica e della comunità.
Manca una procedura strutturata di partecipazione, ha detto, i cittadini hanno diritto di sapere anche perché un loro progetto viene bocciato e la pubblica amministrazione non è sempre all’altezza delle sfide che i problemi pongono. La  difficoltà sta nel trasferire le decisioni politiche ai vari livelli amministrativi.
Una città inclusiva per i disabili, anche nell’ateneo c’è troppo da fare con le barriere, e per le donne, che contrasti le diseguaglianze e le discriminazioni sulle nazionalità. Una città aperta non ha paura degli stranieri, ha aggiunto, sono loro che svolgono il lavoro duro della ricostruzione o si manifestano con nuove idee, collegamenti con le imprese locali e prodotti a basso costo, l’ateneo fa molto per attrarre anche la storia della città parla di inclusione. Dalle 99 Cannelle la cui acqua arriva da tanti posti diversi e sconosciuti, alla fondazione con i tanti diversi borghi, ed il commercio della lana e dello zafferano per cui l’abolizione dei dazi favorì lo sviluppo e l’apertura del territorio. Anche qui, la prima macchina per stampare la portò uno straniero. Serve una legge unica per i terremoti, ma il dato certo è che ogni ricostruzione è stata possibile grazie ai contributi giunti per lo più da fuori. Bisogna attrarre e non spaventare col recinto identitario, ha aggiunto Iapadre.
Ed è partita da giugno un’iniziativa di ascolto. La domanda è: la ricostruzione è sostenibile? E’ sostenibile negli aspetti sociali e come lotta alla discriminazione? Cosa accadrà quando finiranno i benefici del 4%? Tra gli altri impegni un nuovo progetto di ricerca voluto dai sindacati, Territori aperti, per un sistema informativo su big data sulle grandi questioni come pianificazione, prevenzione, salute, economia e sociale, è un programma triennale vedremo se troverà stabilità, ha detto il docente anticipando i prossimi passi. Ed ancora il sostegno all’ateneo e alla sostenibilità delle scelte per un nuovo Piano strategico, le prime proposte giungeranno a novembre, infine l’appuntamento al 2020 quando lo studio Ocse farà il tagliando. Un nostro articolo sui progressi fatti, ha concluso, è stato pubblicato in Viaggio in Italia, edito da Il Mulino.