19 Dic 16

Open data, Sergio Rizzo è Sergio Rizzo

Già ieri, il Corriere della sera, lanciava online i 428 incarichi all’ingegner Antonello Salvatori da parte di privati nel post sisma d’Abruzzo. Sergio Rizzo ha avuto tutto il tempo per studiare un sito che invece agli aquilani è stato presentato oggi con una cerimonia formale. Tanto poi i cronisti locali avranno tutto il tempo per raccontare alla città le porcate degli incarichi e l’assenza della politica, che avrebbe dovuto mettere i paletti alle lobby dei professionisti. Intanto Rizzo l’ha sparata prima di tutti. A noi tocca il comunicato ufficiale, il giorno dopo, a notizia rescallata come si dice dalle nostre parti. Il portale sarà presentato oggi all’Aquila durante l’inaugurazione dell’Anno Accademico del Gran Sasso Science Institute (GSSI), recita la nota.  È stato promosso, concretamente progettato e ora attivato con un protocollo d’intesa stipulato a settembre 2016 tra la Struttura di Missione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, cui è affidato il coordinamento dei processi di ricostruzione nei territori colpiti dal sisma del 6 aprile 2009, e il GSSI con l’obiettivo di accrescere il grado di trasparenza dell’operato delle istituzioni e consentire maggiori livelli di conoscenza e partecipazione informata dei cittadini. I dati del portale, tutti scaricabili in formato open, riguardano i diversi aspetti della ricostruzione abruzzese: dalla destinazione e utilizzo dei fondi all’avanzamento di lavori, progetti e interventi, alle informazioni relative alle responsabilità di programmazione, attuazione e realizzazione delle opere e relative alle procedure tecnico amministrative avviate. Chi sa se il talpone che ha passato la notizia è uomo vicino all’ex ministro Barca, a sua volta vicinissimo alla Coesione territoriale e al GSSI, intanto a Sergio Rizzo l’onore di aver scoperto prima di tutti quello che chiunque altro nelle nostre trincee, vede e vive da otto anni ormai. Ma così agisce questo pezzo di potere generato dal post sisma nei salotti romani, di quella piccola borghesia piddina che fa politica e a cui interessa davvero poco sapere cosa accade, a meno che, non serva alla carriera.