10 Ott 17

Pagheremo caro il com’era e dov’era

L’architetto Giovanni Cialone di Italia Nostra, con il gruppo di lavoro dell’Itc-Cnr, Aurelio Petracca e Gabriele Petrucci, individuò, in uno studio commissionato dall’Ufficio speciale di Paolo Aielli,  gli edifici incongrui del centro storico, cioè quelli che non colloquiano con l’intorno per dimensione planivolumetrica, caratteristiche tipologiche, caratteristiche dimensionali dei manufatti e superfetazioni. Quello studio doveva sostenere la valutazione degli interventi progettuali post sisma, ma restò nel cassetto dell’assessore Di Stefano.
Il risultato è anche il lavoro appena finito sul palazzo nuovo in piazza Santa Maria Paganica. Nel nostro studio era stato infatti classificato come palazzo incongruo spiega Cialone perché non si confrontava con le strutture preesistenti ma ora è peggio di prima perché è totalmente indipendente dal contesto e non rispetta le volumetrie circostanti, al contrario delle strutture del ‘500 e del ‘600 del resto della piazza.
Secondo Cialone c’erano due strade da perseguire o fare un’opera completamente nuova e rompere col contesto, che avrebbe dovuto comunque completare con un’architettura moderna, oppure allinearsi in maniera neutra a quello che c’era, nulla di tutto ciò è stato fatto perché i volumi sono uguali a quelli di prima, come pure le bucature, cioè porte e finestre. E’ stato sostituito un edificio incongruo con un altro edificio incongruo e all’Aquila ovunque è così. Sempre il com’era e dov’era, per l’architetto, la periferia è uguale a prima se non peggiorata e non ci sono più gli spazi ed il tempo per cambiare perché per un terzo la città è fatta, abbiamo perso la battaglia ed i soldi potevano essere spesi meglio.
L’Aquila è solo più nuova ma non è più bella
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Piazza Santa Maria Paganica ha volumi unici da cima a terra a facciata verticale e l’unico balcone è su Palazzo Ardinghelli, invece il palazzo incongruo che pure è stato demolito e ricostruito, rientra per due volte dentro con balconi in vetro, avrebbero dovuto fare tutto in vetro, tipo vetro e acciaio rompendo completamente col contesto, sarebbe stata un’architettura davvero moderna, acciaio e vetro, un esperimento che forse non avrei condiviso, chiude, ma di certo avrei rispettato.