24 Ott 19

Piano adattamento nazionale al clima

Il rischio idrogeologico che incombe sulla popolazione italiana deve essere rapidamente ridotto se non azzerato, in relazione all’estremizzazione climatica, sempre più rapida ed implacabile in atto a livello globale ed amplificata nel bacino del Mediterraneo. La complessità orografica, la caratteristica calda tipica del Mare Nostrum, le evidenze di area hotspot in relazione al global warming stanno di fatto amplificando tale estremizzazione che si esplica con rovinosi e tragici eventi meteorici estremi alternati a lunghi ed altrettanto gravosi periodi di siccità.

Lo spiega in una nota Massimiliano Fazzini, geologo, climatologo, docente dell’Università di Camerino.

I ripetuti eventi alluvionali che si sono verificati nell’ultima settimana tra la Liguria ed il Piemonte non sono stati di fatto provocati da eventi pluviometrici eccezionali quanto da un’amplificata frequenza di passaggi ciclonici forieri di precipitazioni abbondanti che di fatto saturano rapidamente i suoli e ruscellano massivamente in corsi d’acqua ed impluvi sempre più spesso modificati pesantemente da una sciagurata antropizzazione,aggiunge Fazzini.

In un immediato futuro, i fenomeni meteorici eccezionali o rari diverranno comuni, con un ovvio incremento del rischio per la popolazione.

Oltretutto, con l’inverno alle porte, si ripresenterà l’annosa problematica delle valanghe che ogni anno producono sui nostri rilievi 25 morti e che solo nelle Regioni dell’arco alpino sono adeguatamente monitorate.

Occorre di conseguenza affrontare il percorso che porta alla stesura definitiva e all’esecutività del Piano di adattamento nazionale ai cambiamenti climatici.

Giace in sospeso da oltre un anno in attesa di lievi ma fondamentali modifiche e già un lustro fa l’allora ministro dell’Ambiente evidenziò l’assoluta importanza del poter disporre di tale documento operativo.

Allo stesso tempo, occorre rapidamente rinnovare i Piani locali di protezione civile, completandoli, se possibile, con sistemi esperti atti ad evidenziare in tempo reale aree potenzialmente allagabili o sondabili, dunque a rischio, ed  implementare il modello comunicativo esistente tra il governo cittadino e la popolazione, che dovrà beneficiare di un percorso di educazione ambientale e di sensibilizzazione capillare destinato alla popolazione.

In ultimo, è fondamentale riconsiderare la possibilità di legiferare relativamente al geologo condotto comunale, anch’esso oggetto di discussioni da almeno un ventennio ed oramai fondamentale per la gestione del rischio idrogeologico in scala locale, conclude.