24 Feb 19

Porta Barete, spiraglio dopo dieci anni

E’ stata pubblicata sull’Albo Pretorio, la delibera sul concorso di idee per la futura Porta Barete.
Quanti anni sono passati inutilmente?

In forte contraddizione con quanto sostenuto fino ad allora, nel 2017, la Giunta Cialente decise di eliminare il primo tratto di via Roma, quindi di togliere la palificata appena pagata, per riconfigurarlo come duna verde da attrezzare, ripensare e riqualificare con passaggi pedonali, parcheggi e fruibilità del futuro bene architettonico riconnesso al sovrastante quartiere Santa Croce e alla chiesa. Per tali ragioni Biondi ha deciso la strada del concorso di idee per avere le migliori da proporre sulla base delle linee guida approvate in delibera.

Quello all’interno delle mura in quell’area, su via Vicentini, è un tessuto urbano stravolto dal secondo dopoguerra con edificazioni importanti che hanno occupato tutti i terreni liberi mangiando l’intera fascia degli orti urbani che fino agli anni quaranta separavano il margine della città dalla cinta muraria come evidenziato nelle piante più antiche, da quella del 1753 di Antonio F. Vandi, del contado e della diocesi dell’Aquila; a quella di Vincenzo di Carlo 1858, dai disegni di E. Fabbri 1888 all’ultima di Giulio Tian, il secondo piano della città, 1927/1931.
Fino ad arrivare al Piano regolatore del 1975 che favorì un’ulteriore densificazione della zona negando sempre di più la funzione urbana originaria e peggiorando le condizioni di accessibilità. Mobilità, spazi e servizi al pubblico. Oltre al terrapieno ed al sovrappasso su via Vicentini che ha danneggiato ed occultato i resti dell’antica Porta Barete nonché sovrastato e compresso l’adiacente chiesa di Santa Croce.

L’area ha come dicevamo dei vincoli, dal paesaggistico come da decreto lgs. 42/2004, al DDR, Decreto Direzione Regionale Beni Culturali e Paesaggistici per l’Abruzzo, n. 18 del 20 ottobre 2014, che stabilì l’obbligo di una fascia libera all’interno delle mura di almeno 5 metri e 12 metri dai manufatti rinvenuti, analogamente a quanto garantito dall’uso originario e dalla fascia pomeriale leggibile, laddove ancora esistente.
Nell’agosto del 2015 il Mibac accertò l’interesse culturale del sistema difensivo della città dell’Aquila costituito da mura, torri e porte di proprietà comunale prescrivendo una fascia libera e non occupabile internamente al sistema difensivo di 10 metri …dai manufatti così come constano nella nuova configurazione restituita all’esito degli scavi archeologici condotti nell’area in oggetto che comprende, oltre le mura e la Porta già conosciuti, i vani che ospitavano il corpo di guardia posti ai lati del varco e che ridefiniscono un notevole spessore rispetto a quello delle mura vere e proprie circostanti, il fornice interno della Porta e il basolato.

Sulla base del planivolumetrico della Giunta Cialente, la delibera è la 159 del 31 marzo 2017, si decise di recuperare l’area, a quanti anni dal sisma?, per arrivare al concorso d’idee della Giunta Biondi che preferirà soluzioni che qualificheranno lo spazio pubblico pedonale, garantiranno la visuale della Porta con la passeggiata, offriranno la miglior soluzione per l’accesso carrabile da viale Corrado IV agli edifici preesistenti, preferendo se possibile l’accesso da viale della Croce Rossa, mentre le volumetrie della scarpata, in corso di acquisizione al Comune, potrebbero essere disposte diversamente come pure i posti auto lungo viale Corrado IV in uscita dalla città. Dovrà essere valorizzata l’intera area ed i ritrovamenti archeologici, sarà ridisegnato il sagrato della chiesa di Santa Croce e l’accesso a via Roma mediante connessione pedonale, con rampe, scalinate o ascensore. Connessioni pedonali, scale/rampe e marciapiedi anche con il sovrastante quartiere di Santa Croce.

Quindi l’adeguamento di via dei Marsi impegnando l’attuale scarpata stradale fino all’ottenimento di una sede viaria adeguata per un senso di marcia, con una corsia larga minimo 6metri e 50, marciapiede ed arredo urbano.

Ed ancora la valorizzazione dell’asse pedonale che attraverserà Porta Barete, della visuale e dell’accessibilità in particolare all’incrocio di via Vicentini oltre alla sistemazione dell’area libera adiacente alla Porta che dovrà contribuire, in termini architettonici e funzionali, alla miglior fruizione del complesso monumentale Mura/Porta Barete/Santa Croce, si legge nell’atto di Giunta. Soluzioni volte a restituire il segno architettonico della preesistente porzione di cinta muraria, oggi perduta, tra Porta Barete e la ripresa su via XXV Aprile, anche ricorrendo a materiali e tecnologie innovative. Infine una totale accessibilità degli spazi, delle attrezzature e dei beni culturali presenti sull’area, nel rispetto dei principi del design for all, innovativo e inclusivo per una smart city in evoluzione.

Il Piano di recupero è stato previsto dalla Giunta Cialente in due ambiti, il direzionale a Villa Gioia e poi Santa Croce con Porta Barete per la quale sarà appunto pubblicato a breve il concorso di idee. Per quanto riguarda le palazzine di Santa Croce torneranno tre edifici al posto di cinque con una nuova localizzazione e riacquisti e permute già in trattativa avanzata.

Di certo Cialente avrebbe dovuto chiaramente esprimersi subito invece di consentire una palificata su via Roma, compresa nell’appalto per viale Corrado IV, che oggi andrà abbattuta. Chi pagherà? Sono passati dieci anni dal terremoto l’allora assessore alla ricostruzione, Pietro Di Stefano, incapace di aprirsi ad ogni idea che non fosse la sua, porterà dentro la sua storia politica quest’ombra sulla ricostruzione della città.