01 Mag 18

Primo maggio nell’era del Lavoro 4.0

La sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro, unitamente alla necessità di superare le diseguaglianze di genere, promuovere il reale coinvolgimento dei migranti, entrare a pieno titolo nel governo dei cambiamenti nell’era del Lavoro 4.0, deve essere un argomento presente, ogni giorno, in ogni azione sindacale. Lo afferma per la ricorrenza del Primo Maggio Rita Innocenzi, della segreteria regionale Cgil, sottolineando le priorità abruzzesi e nazionali e ricordando che la manifestazione nazionale Cgil Cisl Uil di Prato sarà dedicata proprio alla sicurezza sul lavoro. I temi in questione, secondo Innocenzi, devono essere protagonisti in tutte le attività, dai contenuti dei Contratti Nazionali alla contrattazione nei luoghi di lavoro, fino alla contrattazione sociale nei territori. Anche in Abruzzo il nostro impegno, scrive,  deve misurarsi su una contrattazione inclusiva di sito, di filiera, territoriale, superando distinzioni tra categorie e puntando a garantire la dignità nel lavoro, a prescindere dalla tipologia del contratto individuale e dal settore di appartenenza.
Il lavoro che cambia, per la sindacalista, i cantieri della ricostruzione, il jobs act e le nuove generazioni che spesso ignorano le ragioni del 25 Aprile e del Primo Maggio. Anche il concertone di Piazza San Giovanni nato nel 1990 ha dovuto aggiustare il tiro, non è più sentito come prima, il sindacato, nell’era del Lavoro 4.0, deve anticipare il futuro e stimolare un rinnovamento piuttosto che rincorrere la crisi e perdersi nella celebrazione storica, che si festeggia praticamente in ogni parte del mondo, di accadimenti di qualche secolo fa, ma che rischia di smarrire il significato più profondo. Sicurezza su lavoro e lavoro per chi non ce l’ha, motivazione nei luoghi di lavoro, condizioni più umane per i call center e per le catene di montaggio degli ordinativi delle merci on line (nella foto Amazon), ed ancora condizioni da stravolgere per chi è costretto a contratti di poche ore risultando tuttavia, tra gli occupati Istat. Urge una nuova visione.