05 Set 18

Il ricordo di Alessandra Cora a Capri

…è per te Alessandra, così ieri sera, l’isola di Capri, ha ricordato Alessandra Cora, giovane aquilana e cantante emergente, scomparsa con il terremoto del 6 aprile 2009 con sua madre e la sorella.  
Un evento giunto alla decima edizione voluto dall’associazione Il Sogno di Alessandra, con la Capri Spettacoli ed il Comune di Anacapri ed è stato presentato da Chiara Pontecorvo.
Sul palco Valerio Jovine, cantautore, 99 Posse; Grazia Di Michele, cantautrice; Carlo Marrale, cantautore, ed ancora le band capresi, Winter Wine, cover rock-acustico; Dalila Biondi e i Time Machine, pop rock; Utopia cover band; Al Martino e i Soul Serenade Band, smoothjazz; Cibum Cibum, latino cubano; Caterina Cantoni, vincitrice del premio Alessandra Cora al Premio Mia Martini 2017; quindi gli aquilani, Andrea e Melanie Borderon, duo di cover italiana/francese; Giulia Museo, voce emergente con cover pop soul e Francesco Marrone, voce emergente con cover pop.
In programma  la partecipazione/esibizione dell’Isola Danza di Maria Pia e Federica Mauro.
Capri, di cui era originaria la madre di Alessandra, continua a tributare questa giovane vittima con il ricordo della musica, bello che a partecipare sia stata anche Giulia Museo altra giovane aquilana di talento. L’avvocato Cora, papà di Alessandra, è l’unico sopravvissuto a quella notte di quasi dieci anni fa. All’Aquila, purtroppo, il Premio Alessandra Cora inserito nella Perdonanza non c’è più, mentre la città non riesce ancora a dedicare alla memoria delle 309 vittime del 6 aprile 2009, un momento che non sia l’anniversario di routine, ogni anno, da nove anni. Forse nel 2019, un grande evento, per la commemorazione del decennale. Manca però il ricordo vivo per gli studenti, per i giovani, le famiglie spezzate e per ogni giorno di più, che dimentichiamo sicurezza e prevenzione, temi che Vincenzo Vittorini, consigliere comunale nella passata amministrazione, che ha perso sua moglie e la figlia, ha cercato sempre di stimolare non riuscendo però a portarli nel dna della città. Il ricordo di Alessandra è una cosa bella, perché lontano da ogni 6 aprile che verrà e forse anche L’Aquila, dovrebbe cominciare a ritrovare una sensibilità