11 Feb 20

TsA, L’arminuta al Circus di Pescara

L’arminuta  del Teatro stabile d’Abruzzo, dal romanzo di Donatella Di Pietrantonio, riduzione per la scena di Giacomo Vallozza, regia di Lucrezia Guidone, con Lucrezia Guidone e Beatrice Vecchione, torna in Abruzzo giovedì 13 febbraio, ore 21.00, Teatro Circus di Pescara, per la sesta edizione del festival ‘La cultura dei legami’, uno degli appuntamenti più significativi della scena culturale regionale, ideato e diretto da Edoardo Oliva del Teatro Immediato, in collaborazione con il Comune di Pescara, il TsA e la Fondazione Pescarabruzzo, informa una nota stampa.

L’allestimento de L’arminuta, commenta l’assessore alla cultura del Comune di Pescara Mariarita Paoni Saccone, oltre a costituire il fiore all’occhiello del cartellone della rassegna curata dal direttore artistico del Teatro dell’Immediato Edoardo Oliva, rappresenta uno sforzo di promozione culturale che intende valorizzare le migliori energie creative del territorio, con personalità di primo piano quali la scrittrice Di Pietrantonio e la regista attrice Guidone che per la prima volta recita nella sua città natale.

L’arminuta è Lucrezia Guidone, una delle attrici più interessanti della scena italiana, lanciata da Luca Ronconi, premio Ubu nel 2012 come attrice under 30, premio Maschere del Teatro Italiano, Premio Duse, Premio Flaiano, Premio La Repubblica Giovane talento e tra le protagoniste della serie fantasy su Netflix de La Luna Nera.

L’arminuta é una storia che parla di vita, di appartenenza, di amori e di rabbia in un Abruzzo poco conosciuto, ruvido e vero.

In prima persona la giovane protagonista narra, seguendo un articolato filo cronologico, con un linguaggio asciutto e intensamente espressivo, la sua insolita storia.

Lei è l’arminuta, la ritornata, colei che da una vita di città, che ha sempre creduto la sua, si trova a tornare nel paesello d’origine alla sua famiglia naturale.

Deve così affrontare una vita aspra, in un ambiente povero ed estraneo se non ostile. Solo la sorella Adriana, di poco più piccola, il fratello grande Vincenzo e il piccolo Giuseppe si distinguono, in modi diversi, in questa famiglia disordinata e confusa, e con loro la tredicenne — di cui non viene mai specificato il nome e che è individuata solo con il soprannome — riesce a stabilire relazioni. Particolarmente difficile è il rapporto con la madre, anch’essa senza nome, posta a confronto con l’altra madre, quella adottiva, emblema di affetto, cura e protezione.

Lei non sa i motivi di questo trasferimento che le segna l’esistenza, tutti sanno ma a lei non hanno detto, perciò mentre narra L’arminuta cerca una risposta al perché dell’abbandono.