23 Gen 20

Uccelli acquatici a svernare da noi

A trent’anni dal primo censimento, anche nel 2020 nell’ultimo fine settimana 54 ornitologi ed appassionati birdwatchers hanno censito anatre, gabbiani ed altri uccelli acquatici in ben 42 località che comprendono tutte le zone umide regionali della Regione Abruzzo, dall’intero litorale per un totale di 140 chilometri percorsi a piedi, fino al lago di Campotosto ad oltre 1.300 metri di quota. Il tutto, ancora una volta, senza alcun contributo né rimborso spese da parte della Regione che è uno degli enti che utilizza, o dovrebbe utilizzare, i dati raccolti ai fini della gestione faunistica.

Il censimento degli uccelli acquatici svernanti, viene condotto in tutto il paleartico occidentale nell’ambito del progetto International Waterfowl Census coordinato a livello nazionale dall’Ispra per conto del Ministero dell’ Ambiente, e a livello regionale dalla SOA, Stazione Ornitologica Abruzzese.

L’Abruzzo ancora una volta dimostra di non essere solo la terra di orsi, lupi ed aquile, si legge in una nota stampa SOA, i dati complessivi sono ancora in corso di elaborazione ma anche nel 2020 i due veri hot spot regionali si confermano quello della Riserva Naturale del lago di Campotosto, per le aree interne, dove sono state censite 16 diverse specie per un totale di 6.121 uccelli con concentrazioni notevoli di anatre come il Moriglione (1.322) ed una presenza considerevole di specie rare a scala europea come la Moretta tabaccata (12) e quello del porto e litorale di Pescara,  per la costa, con 14 diverse specie per un totale di 527 uccelli per la maggior parte gabbiani e cormorani ma anche con presenze di specie molto rare in tutto l’Adriatico come l’elegante Pittima minore con il tipico becco rivolto all’insù ed il Mugnaiaccio il più grande gabbiano europeo,  per ambedue le specie si tratta di animali che si riproducono solo nelle Regioni più settentrionali d’Europa anche oltre il circolo polare artico.

Tra le specie più rare con poche unità o poche decine di avvistamenti si registrano anche uccelli ancora inspiegabilmente cacciabili sulla base del calendario venatorio vigente in Abruzzo come il Frullino (osservati 0 esemplari) e la Pavoncella ( osservate solo poche decine di esemplari).

Nell’invaso di Bomba, nonostante la notevole estensione di oltre 1.000 ettari, c’è una quantità limitatissima di uccelli acquatici svernanti a causa del disturbo venatorio mentre, ad esempio, nello specchio d’ acqua delle sorgenti del  Pescara, esteso appena una ventina di ettari ma dove da molti anni vige il divieto di caccia imposto dalla Riserva Naturale Regionale, sono stati censiti molti più esemplari appartenenti a  diverse specie.

Un aspetto particolare rilevato nel 2019 come negli ultimi anni è l’aumento costante di specie particolari un tempo assenti o accidentali in Abruzzo come il Marangone minore, un piccolo cormorano a distribuzione orientale e l’Airone guardabuoi, nella foto, che soprattutto nelle province di Teramo e Pescara è sempre più comune. Per ambedue le specie si tratta, non a caso, di uccelli tipici di ambienti caratterizzati da climi mediterranei o tropicali e quindi avvantaggiati dai noti fenomeni di climate change.

E’ da segnalare infine la scarsità di alcune specie rare e delicatissime come il Fratino, vero e proprio testimonial della conservazione delle spiagge, sempre più disturbato anche nei mesi invernali a causa dell’uso incontrollato del litorale da parte di orde di motociclisti, quad, cavalli e cani non mantenuti al guinzaglio.

Tra pochissimi mesi questo rarissimo uccello tutelato, in teoria, anche da norme comunitarie inizierà a riprodursi deponendo le uova sulla sabbia nei pochi tratti di arenile ancora integro bisogna pertanto impedire che le nostre spiagge vengano considerate terra di nessuno e la SOA chiede pertanto alla capitaneria di porto, all’arma dei Carabinieri Forestali e a tutte le forze dell’Ordine di vigilare e sanzionare chi non rispetta i divieti ed i limiti imposti dalle normative vigenti.