28 Feb 19

Un Prg per altri 12mila 957 abitanti?

Di seguito un intervento di Massimo Cialente. Il sindaco dell’Aquila dal 2007 al 2017 che tuttavia, quando parla di errore schizofrenico dei colleghi della Giunta Biondi nell’insediamento a Centi Colella, peraltro parlare di centro commerciale per 2.500 mq. pare davvero esagerato, dimentica il planivolumetrico approvato dalla sua squadra per un centro commerciale a Sant’Antonio nel febbraio del 2015, dunque in piena riabilitazione del centro storico, proposto dalla IDR srl su una superficie totale di 10mila mq per il cui accoglimento nessuno si fece ritirare la calzetta, come si dice. Traffico e congestione, come pure schizofrenia, non erano termini che si masticavano a quei tempi.
Magari a partire dall’Urban Center, scrive il già sindaco del capoluogo di Regione, che non ha mai alzato un dito perché l’Urban Center funzionasse e funzionasse autonomamente dalla politica. E non è che l’assessore Di Stefano volle rispettare il processo partecipativo per il Piano regolatore è che gli alleati più a sinistra e le associazioni che si occupavano di urbanistica minacciarono il governo civico di non farlo passare, se non avesse garantito adeguato processo partecipativo.
Cialente aveva promesso un Prg a consumo suolo zero fin dal 2007, poi il sisma che ha lasciato abitazioni future per altri 50mila abitanti e lo strumento del 1975 che era già stato congegnato per 130mila abitanti. In più Progetti case e Map, l’edificazione probabile del 35% delle aree bianche, 645 ettari netti, ed il Prg avuto in dote, che propone di edificare ancora per altri 12mila 957 abitanti. Ma scherziamo? Il territorio comunale si estende lungo l’asse ovest est per più di 20 chilometri, come il diametro del raccordo anulare di Roma o circa la metà delle diagonali urbane massime di Parigi e Berlino. Non c’è una ricognizione di edifici e capannoni esistenti ed abbandonati da recuperare, nessun divieto a riedificare sulla faglia o zone a rischio dissesto, o proprio  ad edificare, nessun segnale per cambiare strategia sul consumo del suolo. Vogliamo parlare delle Poste centrali in piazza Duomo? Quali? Quelle che dovrebbero diventare un albergo? Oppure del tapis roulant del Terminal che ancora oggi non funziona? O ancora delle concessioni edilizie per delocalizzare sedi di pubblici uffici raddoppiandole e svilendo ancor di più il centro storico?
Massimo Cialente, ha lavorato in emergenza ed ha fatto quel che ha potuto. Avrebbe potuto fare di più, avrebbe potuto evitare che i prezzi dei fitti in centro fossero sciacallati e avrebbe anche potuto mettere mano al Piano commerciale vecchio del 2002, lo fece infatti Tempesta. Avrebbe potuto, appunto.

 


Cialente, centro commerciale è schizofrenico

In questa fase post sisma il problema più grande che ha L’Aquila, oltre quello della lentezza della ricostruzione pubblica, è la riabilitazione del centro storico. Centro storico cuore identitario dell’intero comprensorio. La nostra amministrazione aveva avviato un progetto, Fare Centro, con uno stanziamento iniziale di 20 milioni, nonché un piano complessivo per l’accessibilità e parcheggi per residenti e con disco orario per facilitare il commercio e aree di sosta a pagamento presso i maggiori attrattori dell’immediata periferia, per poter mantenere in funzione il tapis roulant di Collemaggio che era stato rimesso in funzione nell’aprile 2017.

Massimo Cialente

Si stava inoltre lavorando per riportare uffici nel centro storico Uffici scolastici regionali e provinciali in Piazza Duomo, comunali ex Standa, Poste in piazza o via Verdi, ecc.
Con la nuova amministrazione si è fermato tutto. Ciò non toglie che si debba andare avanti.
Aprire un nuovo centro commerciale, peraltro in un’area che ne è strapiena, sia sulla Statale 80 che sulla Statale 17, è dunque un errore schizofrenico, perché contrasta con un’altra politica, necessaria e finanziata.
Una rotazione di destinazione d’uso è prevista nel vecchio Piano regolatore, anche noi ne abbiamo dovuto fare alcune. Ma nel frattempo noi abbiamo redatto il nuovo Piano regolatore, ormai già passato in un primo step in Consiglio comunale nel marzo 2017, che aspettava solo di essere sottoposto a pubblici incontri, cosa che si poteva fare anche in soli tre mesi, per poi procedere all’adozione. Non lo abbiamo adottato noi, a fine consiliatura per scelta dell’assessore Di Stefano che voleva assolutamente questo passaggio democratico, peraltro giusto e necessario. Biondi forse non lo condivideva? Ci può stare, ma allora perché in 22 mesi non ha fatto nulla? Cosa ha fatto D’Eramo in questi mesi? Un solo atto, questa variazione di destinazione d’uso che come un macigno peserà sul recupero del ruolo del centro storico, peraltro già interrotto. Il problema di fondo è che non si può governare senza idee, senza un progetto, senza esperienza, senza passione. Spero che il Consiglio Comunale dell’Aquila voti no, e che voci della città si esprimano, magari a partire dall’Urban Center.