16 Nov 17

Un tetto agli incarichi, ma da noi no

Il Corriere della Sera denunciò un anno fa i 428 incarichi di Antonello Salvatori, per 254,6 milioni di euro di lavori e 25 milioni, almeno il 10%, di parcelle per lui. La nostra ricostruzione non ha mai avuto un tetto massimo di incarichi professionali, al contrario Errani è riuscito ad imporlo per il sisma 2016/2017 qualche mese fa.
Massimo 30 incarichi per progettazioni e direzione dei lavori e a prescindere dall’importo complessivo, che non può superare i 25milioni di euro. Per prestazioni parziali gli incarichi possono anche diventare 75, si parla di rilievi, contabilità dei lavori, collaudi, progettazione strutturale, relazione geologica e coordinamento sicurezza. Ed è lo stesso tetto insuperabile anche nel caso in cui il tecnico avesse incarichi misti di cui potrà avere 30 più importanti e 45 minoritari. Un limite massimo che sale del 25% nel caso in cui si trattasse di professionisti associati, del 30% se ci fosse un giovane professionista iscritto all’Albo da meno di cinque anni o si operi in più settori e del 35% se proprio ci fosse un giovane professionista.
Chi non rispettasse tali regole rischierebbe di essere cancellato dall’elenco speciale tenuto dal commissario e valutato deontologicamente dall’Ordine professionale d’appartenenza.
Dal canto nostro abbiamo invece 400milioni di euro bloccati sulla ricostruzione privata perché i progettisti sono in ritardo con la consegna della seconda parte della scheda parametrica di oltre un anno, nonostante la legge conceda solo 90 giorni di tempo, dall’avviso del Comune dell’Aquila. Più delle metà delle schede sono ancora da guardare eppure il vertice dell’Ufficio Speciale, Raniero Fabrizi, si butta su quelle di piccolo importo, fino ad un milione di euro, per dirci che l’esame della parte seconda sarà d’ora in poi più spedito, altrimenti Roma ridimensionerà i trasferimenti. Mentre i tecnici dormono sogni d’oro, sulle centinaia di incarichi sicuri e accaparrati senza regole.