16 Mar 20

Una classe dirigente mai sul pezzo

16 Marzo, a Bergamo e provincia non si esce a fare flash mob sui balconi, andrà tutto bene è solo un messaggio per tenere calmi i bambini, i numeri parlano da soli, 3.415 contagi a ieri. A Nembro, 15mila abitanti, tanto per fare un esempio senza dilungarsi in tabelle, curve e grafici, si contano più di 70 vittime in meno di due settimane, in tutto il 2019 i morti sono stati 120. E’ una decimazione. Decimazione, dizionario alla mano, vuol dire notevole riduzione della popolazione a causa di epidemie, guerre o carestia. L’etimologia della parola è da far tremare le gambe. Quella della decimazione infatti era una pratica in uso nell’antica Roma, consisteva nell’uccidere almeno un decimo dei soldati appartenenti a truppe colpevoli di un qualche atto di codardia o di un qualche grave errore. Questo decimo, però, non guardava in faccia a nessuno, era estratto a sorte.

Giuseppe Conte

A Nembro non è ancora tempo di bilanci, tantomeno in Italia, ma forse è ora di rimettere in fila un pò di questioni, anche perché il livello di comprensione del problema e delle sue soluzioni sembra dettato ancora da istanze emotive e, di conseguenza, da paure o sottovalutazioni irrazionali utili solo a far litigare i vicini di casa. Il 3 aprile di questo passo ci spareremo dai balconi in cerca di un qualche colpevole della, quasi inevitabile, proroga delle misure di contenimento. Tra chi darà la colpa a quelli con il cane, quelli con il cane a quelli che vanno al supermercato e così via, quelli che non lavorano a quelli che lavorano e viceversa. La colpa non è solo nostra, il problema è una classe dirigente mai sul pezzo, sempre in ritardo di una settimana dieci giorni sugli eventi sanitari, economici, sociali di questa crisi.

Ad esempio è evidente che in questi ultimi giorni gli italiani hanno finalmente capito che devono stare a casa il più possibile, sarebbe ora il momento di ricordargli di ossigenare il cervello ogni tanto, nel rispetto delle norme molto chiare di distanziamento sociale e delle precauzioni igieniche personali, per evitare di diventare bestie nelle gabbie del circo. Il problema del virus, infatti, sono i contatti umani e per quello vi dicono di stare a casa, perché è il modo più semplice di diminuire i contatti, ma non è che se aprite la porta o la finestra c’è il virus in attesa lì fuori pronto ad azzannarvi, e poi magari avete però i mariti, o mogli o figli che lavorano a contatto e senza precauzioni.

Tiriamo un primo bilancio allora.

La prima vera notizia di questo virus è del 31 dicembre mentre la prima vittima, sempre in Cina, è del 9 di gennaio. Wuhan viene messa in quarantena il 23 di gennaio e il 30 gennaio l’Oms dichiara l’emergenza sanitaria, ossia dichiara che c’è un virus nuovo, cioè senza vaccini o farmaci utili, che probabilmente viaggerà per il mondo. Il 31 gennaio l’Italia dichiara lo stato d’emergenza sanitaria ma non si sa cosa ne sia seguito concretamente in termini di preparazione per l’emergenza, se non l’inutile, secondo l’Oms, chiusura dei voli per la Cina.

Quella del Governo, Zingaretti nel frattempo apparirà più volte in tv per minimizzare completamente il pericolo, sembra più una risposta alle propaganda di Salvini che chiede di chiudere non si sa bene cosa. Anche quella di Salvini è di fatto una minimizzazione, scommette su qualche caso per poter dire visto, i cinesi ci hanno contagiato. Ne è prova il fatto che anche per le Regioni a guida leghista, infatti, non è dato sapere cosa abbiano fatto, la sanità è materia regionale, per prepararsi dal 31 gennaio all’emergenza a Codogno.

Codogno zona rossa diventa improvvisamente il palcoscenico per ciascuno schieramento per capitalizzare la strategia iniziale, siamo stati l’unico paese a chiudere i voli, diranno Speranza, Conte ed altri, ve l’avevamo detto, diranno dalle opposizioni. Ma che siano semplici strategie di propaganda lo dimostra il fatto che qualche giorno dopo tutti faranno a gara per fare quelli che rilanciano l’economia, Zingaretti e Salvini appariranno entrambi con il bicchiere in mano e chiederanno di rilanciare l’economia ed il turismo, parola d’ordine normalità, del leader del Pd, e riaprire tutto, del leader della Lega, con sindaci, presidenti di regione e militanti al seguito.

Sarà la realtà a rovinare tutto, con il piccolo problema che questi sette dieci giorni di rassicurazionismo unanime da parte di istituzioni, politica, intellettuali e anche di qualche scienziato, hanno condizionato pesantemente l’evolversi dell’epidemia.

Solo il 4 marzo i soggetti di cui sopra prendono finalmente atto della realtà e vengono chiuse le attività didattiche ed universitarie in tutt’Italia, mentre cinque giorni dopo viene estesa la zona arancione, diciamo, a 14 province del nord, l’11 marzo infine arriva la quarantena per tutto il paese, nel frattempo però il danno è fatto.

Angelo Borrelli

Anche la comunicazione istituzionale e scientifica o tecnica, così come alcune scelte, hanno contribuito grandemente all’inefficacia di tante misure. Non solo la settimana del sorriso, del tanto è solo un’influenza, ma anche quella successiva del muoiono solo i vecchi, impedisce, di certo non giustifica, a tanti giovani, di prendere consapevolezza del problema, non ultimo, il recente tanto muoiono solo i malati, è un aggiustamento dovuto al fatto che la conta dei morti continua a salire. Ed anche alcune scelte, come quella di limitare i tamponi perché i dati italiani erano il frutto dei tamponi eccessivi, ricordate tutti Borrelli spiegare queste cose, e con lui politici di ogni colore. Eppure era evidente che la capacità di fare test doveva essere aumentata per isolare quanti più possibili focolai aziendali, mentre la scarsa attenzione al mondo del lavoro è emersa infine solo grazie agli scioperi spontanei degli operai del nord e si è risolta con un accordo molto blando, tra parti sociali e mondo produttivo, con deroghe anche al metro di distanza e sapendo benissimo che non ci sono ancora dispositivi di sicurezza adeguati per questa situazione e per tutti i lavoratori, come se in questo momento una fabbrica di uova di Pasqua e una di energia elettrica fossero uguali.

Tutto questo non per dirci esenti da colpe noi italiani, né per dire che qualcuno dotato di bacchetta magica avrebbe potuto fare di meglio, ma almeno, spero, per finirla con questa ridicola caccia all’untore che stanno facendo cittadini, social e anche tanti sindaci, come se il problema fosse una persona che fa due passi rispettando tutte le norme anziché un luogo di lavoro che non ne rispetta nessuna. Molto probabilmente il 4 aprile saremo ancora in quarantena, e non perché zio Marietto ha zappettato l’orto.


*di Alessio Ludovici